Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio, che disse: "Rifulga la luce dalle tenebre", rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo.
Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. (2Cor 4,5-7)

domenica 8 maggio 2011

TU CONFERMA LA NOSTRA FEDE

Il Santo Padre Benedetto XVI incontra le genti delle Chiese nate dall’annuncio di Aquileia
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Leggi il Vangelo della Terza Domenica di Pasqua (Lc 24,13-35)
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Ecco alcuni passaggi dall’omelia del Santo Padre, durante la S. Messa al parco s. Giuliano a Mestre (VE)… e alcuni pensieri nati dal mio ascolto di questa predicazione

Il Vangelo ora ascoltato presenta l’episodio dei discepoli di Emmaus. Questo episodio mostra le conseguenze che Gesù risorto opera nei due discepoli: conversione dalla disperazione alla speranza; conversione dalla tristezza alla gioia; e anche conversione alla vita comunitaria. Talvolta, quando si parla di conversione, si pensa unicamente al suo aspetto faticoso, di distacco e di rinuncia. Invece, la conversione cristiana è anche e soprattutto fonte di gioia, di speranza e di amore. Essa è sempre opera di Cristo risorto, Signore della vita…

Sì, la conversione è libertà di aprirsi positivamente alla vita, libertà anche di fronte alla morte, perché siamo di Gesù, che è passato per la morte e l’ha vinta. E oggi, al parco s. Giuliano, si respirava davvero aria di gioia, di allegria, di aiuto vicendevole, festa e fede. All’arrivo del Santo Padre, dopo l’esultanza di tutti nell’accoglierlo, è sceso sul parco un profondo clima di silenzio e raccoglimento, incredibile, vista la grande folla che c’era, con gente di tutte le età e anche molti ragazzi e bimbi. In questo silenzio è stata accolta la processione di ingresso e abbiamo iniziato la Santa Messa. L’esultanza dice la gioia di stare insieme e di essere Chiesa. Il silenzio dice la gioia di accogliere Gesù, la fede nel mistero, il desiderio di ascoltare Lui e di non sciupare questo prezioso incontro.

I discepoli di Emmaus, dopo la crocifissione di Gesù, facevano ritorno a casa immersi nel dubbio, nella tristezza e nella delusione. Tale atteggiamento tende, purtroppo, a diffondersi anche nel vostro territorio: questo avviene quando i discepoli di oggi si allontanano dalla Gerusalemme del Crocifisso e del Risorto, non credendo più nella potenza e nella presenza viva del Signore. Il problema del male, del dolore e della sofferenza, il problema dell’ingiustizia e della sopraffazione, la paura degli altri, degli estranei e dei lontani … portano i cristiani di oggi a dire con tristezza: noi speravamo che il Signore ci liberasse dal male, dal dolore, dalla sofferenza, dalla paura, dall’ingiustizia.
È necessario, allora, per ciascuno di noi, come è avvenuto ai due discepoli di Emmaus, lasciarsi istruire da Gesù: innanzitutto, ascoltando e amando la Parola di Dio, letta nella luce del Mistero Pasquale, perché riscaldi il nostro cuore e illumini la nostra mente, e ci aiuti ad interpretare gli avvenimenti della vita e dare loro un senso. Poi, occorre sedersi a tavola con il Signore, diventare suoi commensali, affinché la sua presenza umile nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue ci restituisca lo sguardo della fede, per guardare tutto e tutti con gli occhi di Dio, nella luce del suo amore. Rimanere con Gesù che è rimasto con noi…

Un sacerdote della mia parrocchia dice che “noi speravamo” è una brutta parola, perché la speranza non è mai al passato. E questi discepoli di Emmaus son passati dal “noi speravamo” al “noi crediamo”! Santo Padre, grazie perché ci hai ricordato che non dobbiamo lasciarci istruire dai nostri pareri e lagnanze, ma da Gesù, restando sempre con Lui, imparando a pensare e ad amare con Lui e come Lui, davanti al mondo e alla storia che viviamo. Così vedremo, anche nella nostra terra e nella nostra storia, la salvezza vera. Perché Gesù ha salvato davvero tutti.

Nei secoli passati, le vostre Chiese hanno conosciuto una ricca tradizione di santità e di generoso servizio ai fratelli… Se vogliamo metterci in ascolto del loro insegnamento spirituale, non ci è difficile riconoscere l’appello personale e inconfondibile che essi ci rivolgono: Siate santi! Ponete al centro della vostra vita Cristo! Costruite su di Lui l’edificio della vostra esistenza. In Gesù troverete la forza per aprirvi agli altri e per fare di voi stessi, sul suo esempio, un dono per l’intera umanità.

“Siate santi!” Ogni giovane, crescendo, si sente rivolgere vari tipi di auguri e auspici: sii bravo, sii buono, abbi successo, sii intelligente, sii generoso, sii sano, sii forte… Ma di rado qualcuno ha l’ardire di dire a un altro: sii santo. Sembra una cosa esagerata, per noi poveri umani. Meglio accontentarci di risultati e soddisfazioni più terrene. Grazie Santo Padre perché tu, oggi, hai avuto l’ardire e la fiducia di rivolgerci invece proprio queste parole: Siate santi! E ce le hai rivolte in nome e per conto di Gesù stesso. Quale invito potrebbe essere più esaltante di questo? Quale augurio più bello? Grazie Santo Padre per aver confermato la nostra fede, per la stima che hai per noi, perché ci annunci la fiducia che Gesù ha in noi e il suo grande desiderio di vederci tutti, tutti santi!