Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio, che disse: "Rifulga la luce dalle tenebre", rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo.
Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. (2Cor 4,5-7)

domenica 18 settembre 2011

Chiamati perchè bisognosi...


“Venite anche voi a lavorare nella mia vigna”.

Ma come, Signore? Non avevi  già il numero sufficiente di lavoratori scelti al mattino? E che te ne fai di chi lavora un’ora soltanto verso sera?
Una volta ho udito il Vescovo parlare così a un incontro di catechisti: “Il Signore non chiama a fare i catechisti per il bisogno dei ragazzi, ma perché è il catechista ad averne bisogno per la propria salvezza. E così è per ogni vocazione”.
Molte volte si parla della vocazione, come se Dio non potesse fare senza il nostro aiuto. Si parla così, forse, perché le persone non si muovono se non si sentono gratificate, importanti, indispensabili; hanno bisogno di sentirsi protagonisti, di sentirsi chiamati perché migliori…
Ma in realtà non è così: se Dio ci chiama è perché ne abbiamo bisogno (forse più di altri), altrimenti ci perderemmo nel non-senso dell’ozio, nel non-senso di chi non appartiene a nessuno.

“Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente? – Perché nessuno ci ha presi a giornata! – Andate anche voi nella vigna!”

Pertanto la ricompensa è per tutti uguale. Tutti, dal primo all’ultimo, son stati assunti perché avessero di che vivere, quindi a tutti è dato secondo il loro bisogno e non secondo il loro merito. Il Signore non fa torto a nessuno, disse Santa Teresa d’Avila.

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